Storie delle famiglie
20/11/2020
Una Casa con vista famiglia.
Abbiamo scoperto la malattia del nostro bimbo più piccolo Francesco, quando aveva un anno, per caso. Da lì è stato tutto molto veloce. Ancora non avevo rielaborato il fatto che mio figlio fosse malato che già era ora di entrare in una camera sterile, quella dell’ospedale.
Tante paure, un solo pensiero: stare vicino a Francesco
Ricordo benissimo la prima notte che abbiamo passato a Casa Ronald. Eravamo spaventatissimi: non sapevamo cosa ci aspettasse, quanto avremmo dovuto restare lontani, quanto sarebbe stato strano per Francesco vedermi vestita da astronauta con camice, cuffia, guanti e mascherina; quanto sarebbe stato difficile per Samuele, l’altro nostro figlio, stare senza di me e per mio marito Alberto gestire il lavoro, la casa, l'asilo. Insomma quanto sarebbe stato difficile per noi restare vicini e sostenerci nonostante la lontananza. Eravamo terrorizzati.
Il primo ricordo di Casa Ronald
Essere accolti a Casa Ronald quel giorno è stata la cosa più bella che ci potesse capitare. Abbiamo passato il pomeriggio nella sala giochi, una parrucchiera ha tagliato i capelli ad Alberto e a Samuele, e la sera i clown ci hanno fatto giocare, ridere e divertire. Siamo andati a letto un po’ più sereni dopo aver passato un’ultima giornata tutti assieme, prima di partire per questa grande e faticosa avventura. Era proprio quello che ci serviva.
La pandemia e le nuove distanze
Nel frattempo, a peggiorare la situazione, è arrivato il Covid e Samuele e Alberto non potevano più venirci a trovare. Mi ritrovai, così, in una città sconosciuta, completamente sola, con tutte le preoccupazioni legate alla salute di Francesco. L'appartamento che avevo, offerto da un'altra bellissima associazione, era molto accogliente ma purtroppo non aveva il giardino e io avevo bisogno di respirare dopo mesi dietro una finestra chiusa d'ospedale.
Ricominciare a camminare insieme
Così quando la situazione finalmente è migliorata ci siamo trasferiti a Casa Ronald, con il suo bel paesaggio. Francesco, che nel lungo ricovero aveva smesso di camminare, un po’ alla volta ha ripreso forza, stimolato anche dallo spazio esterno e dal parco giochi. Cominciava ad arrampicarsi sullo scivolo e a godere del sole e dei fili d’erba che per tanti mesi non aveva visto.
Una Casa che sa di famiglia
Adesso siamo finalmente qui tutti assieme. Ci stiamo godendo il bellissimo giardino, le colline con i boschi circostanti che i bimbi adorano e che esplorano ogni giorno alla ricerca di bruchi, castagne, e tracce di animali selvatici. Giochiamo in compagnia dei tanti volontari che sostengono casa Ronald, beviamo il caffè e facciamo una chiacchierata in compagnia delle ragazze, ci confrontiamo e condividiamo le fatiche con altre famiglie che stanno vivendo la nostra stessa storia.
Da quando tutto è iniziato abbiamo vissuto pochissimo assieme, e ora grazie a Casa Ronald possiamo di nuovo essere Famiglia. Ci mancava svegliarci la domenica mattina tutti e quattro sul lettone.
È passato giusto un anno da quel 12 novembre, un anno che a noi è sembrato lunghissimo, un anno faticoso, ma grazie a Casa Ronald lo è stato un po' meno. In tutto questo tempo Casa Ronald è stata per noi un aiuto concreto, che ci ha supportato in molte cose pratiche, un viso amico in un paese sconosciuto ma, soprattutto, una vera famiglia che ci ha coccolato, con le colazioni della domenica mattina, le feste nei momenti speciali e il suo bellissimo sorriso nei momenti di sconforto.
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